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Val Venosta, treno travolto da una frana

13/04/2010
di Giovanni Iozzia

Tragedia ferroviaria in Alto Adige: 9 morti e 28 feriti. Non una sciagura annunciata, ma una vera e propria fatalità

La frana della Val Venosta, quella che ha travolto il treno dei pendolari uccidendone nove e ferendone 28, ha sorpreso un po’ tutti. Le tragedie sono sempre improvvise e sconvolgenti ma nessuno poteva mai prevedere che nella più organizzata, ordinata regione d’Italia il terreno potesse franare allo stesso modo delle tanto vituperate Calabria e Sicilia. Anche se qui, nel “civile” alto Adige non sono state la trascuratezza o l’errore che hanno causato un disastro ma una tragica fatalità.
In ogni caso, otto avvisi di garanzia emessi dalla Procura della Repubblica di Bolzano. Il procuratore capo Guido Rispoli, che coordina l'inchiesta assieme al sostituto Axel Bisignano, ha precisato, però, che le persone “avvisate” in questo momento non sono da ritenersi colpevoli. Saranno sentiti sei tecnici del consorzio di bonifica della val Venosta e il proprietario del meleto che sovrasta la ferrovia nel tratto tra le stazioni di Laces e Castelbello dove appunto si è verificata la tragedia. La frana che ha travolto il treno regionale in servizio da Malles Venosta a Merano è stata provocata dalla rottura di un tubo dell'impianto di irrigazione del frutteto sovrastante la linea ferrata. L'acqua è penetrata nel terreno causando lo smottamento. Per far chiarire la vicenda saranno nominati anche due esperti: un geologo ed un idrologo.

La linea della Val Venosta è una delle più moderne dell'Alto Adige e, quindi, d’Italia. È stata inaugurata nel 2005 su un tracciato preesistente. Nelle ore della prima mattina il servizio viene potenziato per rispondere alla maggiore domanda di trasporto di lavoratori e studenti. Poco prima, nello stesso luogo della tragedia, era transitato un altro treno pieno di ragazzi che si recavano a scuola a Merano.
Il treno regionale R108, della società di trasporti Sad,è amministrato dalla provincia regionale di Bolzano, poche carrozze, curate, realizzate con tutte le tecnologie d’avanguardia, cominciando dai sistemi di sicurezza: basta un semplice ramo caduto sui binari anche abbastanza lontano dalla motrice per accendere l’allarme e avviare le procedure per la messa in garanzia del convoglio. A bordo 39 persone che, come ogni mattina, si recano a Merano per sbrigare le normali faccende. Sono le 8,20 e, ovviamente, il treno parte in orario. Il convoglio corre lungo un binario che costeggia il fiume Adige e si insinua in diverse gole, fa numerose fermate, in stanzioncine molto carine dalle pensiline adornate da cespugli in fiore.

Tra Castelbello e Laces, alle 9.03, in un secondo, una valanga di fango colpisce violentemente il treno che viene squassato, salta fuori dal binario e si schianta sulle rocce e la vegetazione sottostante. I soccorsi giungono rapidi, qui la Protezione civile è una delle più efficienti d’Italia. Ci mancherebbe. Ma ormai c’è poco da fare oltre che soccorrere i feriti e recuperare pietosamente i morti.
Fatalità, solo una tragica fatalità. Il tratto di linea era stato ispezionato pochi giorni prima e tutto era a posto. Sbagliato parlare, in questo caso, di “uso dissennato” del territorio. Il Sud Tirolo non ha niente a che vedere con le altre regioni italiane dal punto di vista del controllo del territorio: è veramente paradiso. Purtroppo, questa volta, il diavolo è riuscito a fare un piccolo buco.