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Privacy e class action: nuovi guai per per Big G. Ma solo in America


04/11/2010
di Michele Formichella

Google mette sul tavolo 8,5 milioni di dollari per tutelare i dati dei suoi utenti. E archiviare l´azione collettiva contro Buzz

Privacy e class action: nuovi guai per per Big G. Ma solo in America
Ancora problemi per Google, ancora una volta legati a violazioni della privacy. Reduce dalle polemiche (anche) nel Belpaese per l'inchiesta aperta qualche mese fa a Roma in cui si ipotizza che Big G, attraverso le google car che girano il mondo scattando le foto che poi vanno a creare street view, abbia immagazzinato password e altri dati anagrafici rimasti impigliati nelle reti wireless, e dopo le nuove regole imposte dal Garante per la privacy alla circolazione delle stesse google car, ora però a complicare la vita del colosso di Mountain View è il tormentato servizio lanciato (tra mille polemiche) a inizio anno: Google Buzz.

L'applicazione social in salsa Big G è stata da subito bersaglio di molteplici attacchi, il più sostanzioso legato al fatto che i possessori di una casella di posta Gmail si sono ritrovati in automatico ad essere attivi buzzer, senza dover/poter prima attivare o accettare il servizio, salvo poi poter disattivare il nuovo giochino.

Ora però dall'America arrivano i primi frutti di una class action promossa da quanti avevano preso male il modo in cui Google ha gestito i loro dati sensibili in quella occasione. E i risultati sono eclatanti: 8 (e mezzo) a 0 per gli internauti. Nel senso che Big G ha proposto di contribuire con 8 milioni e mezzo di dollari alla creazione di un fondo il cui scopo è finanziare organizzazioni che tutelino i dati personali dei cittadini in rete.

Chiudendo con questo accordo la class action nata dall'esposto dell'Electronic Privacy Information Center subito dopo il lancio di Buzz, in febbraio. Inoltre Big G s'impegna a rendere più chiari gli strumenti di controllo della privacy di Buzz: insomma un pieno successo.

O quasi, visto che per gli utenti, nonostante il modo in cui si è conclusa la vicenda riconosca tra le righe che sono stati danneggiati, non è previsto nessun indennizzo in denaro. Atto conclusivo della vicenda: il 31 gennaio 2011, quando sull'accordo decideranno i giudici della California.

La notizia è stata comunicata direttamente dal Google agli utenti americani di Gmail attraverso un messaggio di posta elettronica. A quando un messaggino anche per gli utenti italiani e la possibilità di intentare anche nel nostro Paese un'azione legale collettiva?
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