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30 anni di Alfa Romeo 164


01/07/2017
di Gianluca Maxia

FCA Heritage ha festeggiato lo scorso weekend i 30 anni dell´ammiraglia di casa Alfa Romeo, l’indimenticata 164

30 anni di Alfa Romeo 164
L’Alfa Romeo 164 nacque con un “peccato originale” ossia la trazione sulle ruote anteriori. Questa era opinione comune negli appassionati clienti Alfa negli anni 80. Bastarono le prime prove nei concessionari e subito l’idea cambiò e schizzarono le vendite. Oggi, 30 anni dopo il le opinioni sono decisamente positive, tanto da dare un impulso alle quotazioni degli esemplari più belli e meglio conservati.

Ripercorrendo un po’ la storia vediamo come la 164 andò a sostituire l’Alfa 6, che in realtà era una vettura nata già vecchia nel 1978 quando fu lanciata. Meccanicamente la 164 era una Alfa Romeo DOC: i motori sono il 2.0 Twin Spark da 145 CV, il 3.0 V6 da 188 e il 2.5 TD (di produzione VM) da 114. Pochi mesi dopo il lancio si aggiunge la 2.0 Turbo 4 cilindri da 171 CV; nel febbraio 1991 è la volta della V6 2.0 Turbo (207 CV), mentre nel 1992 arriva un leggero restyling con paraurti più spigolosi e poche altre modifiche; la gamma si sdoppia nelle versioni base e Super. Da fine 1993 anche la 164 tira (anche) dalle ruote posteriori, grazie all’arrivo della versione Q4 a trazione integrale, mossa dal 3.0 V6 da 231 CV; nel giugno 1994 ancora un lifting, con la gamma riorganizzata intorno alle versioni Super e Super L.

Il telaio invece era una vera novità. Frutto di un progetto comune con la Fiat, figlia di quella famiglia Tipo 4 che era nata da un iniziale asse Lancia-Saab, poi esteso alla Fiat e quindi all’Alfa Romeo. In realtà, mentre le “cugine” Lancia Thema, 9000 e Croma almeno le porte le avevano uguali, era assolutamente impossibile sospettare qualunque parentela tra la grossa di Arese, disegnata per Pininfarina da Enrico Fumia, e le sue consanguinee. Arrivata in maniera pressoché contestuale al passaggio dell’Alfa alla Fiat, nel settembre 1987, la 164 venne percepita inizialmente come l’esempio dello snaturamento di cui il Gruppo torinese si sarebbe fatto autore, secondo i suoi detrattori, del marchio milanese. Valutazione ingenua e sbagliata, visto che la cooperazione progettuale era iniziata quando ancora le due aziende erano perfettamente separate, con l’Alfa sotto l’ombrello dell’Iri, prova ne sia che i motori erano 100% Alfa Romeo, senza nessun passaggio di tecnologie meccaniche da Torino verso Milano.

Assolutamente da ricordare è l'Alfa Romeo 164 ProCar. Un vettura che possiamo definire tecnicamente una derivata di serie, ma che in realtà era una vettura completamente diversa dalla versione stradale. Era una shadow car destinata alle gare di Production Car rimasta in realtà ferma ai box dopo il cambio di proprietà dell’azienda. La muoveva un V10 3.5 da 620 CV montato in posizione centrale, capace di arrivare a regimi di rotazione prossimi a quelli delle Formula Uno dell’epoca. Non vide mai le gare, anche se il potenziale per vincere c’era tutto. La 164 ProCar ebbe comunque un impatto notevole perché fu presentata con una carrozzeria rossa e grigia esattamente uguale a quella della versione di serie, ma con la possibilità di smontare la parte anteriore e posteriore della carrozzeria proprio come le auto da corsa. La scelta fu tanto felice che la foto in cui è ritratta in una strada con tutta la parte posteriore smontata e appoggiata di fianco fece il giro del mondo e senza nessun scritta comunicò a tutti che la 164 aveva una vera anima sportiva: era una vera Alfa Romeo.
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