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Tornanti e traffico: il brivido della MX‑5 c’è anche in città
03/11/2025
di Lorenzo Pollini
Proporzioni da sogliola, cofano nervato e quello sguardo volitivo a LED che s’incornicia fra i tratti morbidi del muso: richiami semplicemente irresistibili
Mazda MX-5 SkyActive G Roadster
MX-5. Basterebbero 3 semplici caratteri a far comprendere di cosa stiamo parlando, ma in questo caso penso che sia d’obbligo spendere due parole in più e per iniziare ne batto una: Homura.
Passione ardente, fuoco. I giapponesi hanno un lungo retaggio legato al mondo automotive e soprattutto con l’arte del tuning. Con l’allestimento Homura – in giapponese appunto fiamma, ardore – Mazda ha voluto celebrare ed esaltare la sua piccola creazione rendendola ancora più personale, ed almeno sulla carta più indirizzata alla pista: cerchi da 16” forgiati ed alleggeriti made in Japan by Rays, retrovisori esterni con guscio nero lucido, sedili Recaro dedicati e pinze freno rosse a 4 pompanti firmate Brembo: quest’ultimo un accento cromatico fra le sfumature Jet Black che veste la carrozzeria del modello in prova, sottolineando l’equilibrio perfetto fra eleganza e sportività. Per dirla tutta però non sono mai stato un grande amante delle soft top, ed in realtà nutro un brutto debole per le linee della RF – ma non glielo dite – eppure devo dire che qui, complice anche il tono su tono, sono riusciti a rendere gradevole anche questo elemento.
Proporzioni da sogliola, cofano nervato e quello sguardo volitivo a LED che s’incornicia fra i tratti morbidi del muso: richiami semplicemente irresistibili a qualsiasi amante dei motori; e come il canto ammaliante di una sirena, quella portiera dal design magnetico ti chiama ad avvicinarti sempre di più, con l’intento di schiuderla e calarti in quell’abitacolo che tutto sembra, fuorché a misura d’uomo.
Jinbetta. È la seconda parola che mi viene in mente una volta seduti dentro, o meglio sarebbe Jinba Ittai, filosofia giapponese che vede nella sua massima espressione il cavaliere fuso al suo destriero, ed effettivamente è la percezione che si ha una volta dentro: letteralmente avvolti nel cockpit, ed ogni elemento, pulsante, leva ha un suo design e posizione studiata. Dopo un po’ inizi a sentirti parte di tutto ciò: l’essenziale è a disposizione intorno a te, c’è solo da abituarsi all’estrema compattezza dell’abitacolo. Ah, se ve lo stavate chiedendo, Jinbetta è il soprannome che le ho dato: sapete, dopo più di 1600 km uno un po’ si affeziona.
Prime sensazioni a bordo della Mazda MX-5 Roadster
Ed eccola lì, una volta a bordo che mi osserva dal basso dei suoi ben 5 cm di altezza, una leva del cambio che trasmette emozioni anche solo da ferma: corsa cortissima, posizionamento perfetto, innesto diretto sul corpo del cambio, essenziale e bella nella sua semplice fattura. Probabilmente Nobuhiro Yamamoto, a capo della divisione Powertrain Development Mazda ad Hiroshima, meriterebbe 90 minuti di applausi solo per questo capolavoro di design e meccanica. Tutto molto bello, ma non conto di rimanere due settimane seduto fermo solo a guardarla questa MX-5. Tasto Start ed avviene la magia: un piccolo fast idle fa salire il 4 cilindri 1.5 a circa 2000 giri per qualche secondo, provocando piccoli brividi di godimento lungo la schiena e dando vita ad un quadro strumenti che cela un fascino senza età, fatto di tachimetro e contagiri analogici: eh sì, sono un po’ vintage su certe cose. Qualche secondo per abituarsi alle proporzioni e si parte.
Terst Drive su strade urbane con la Mazda MX-5
Nel traffico urbano la piccola MX-5 si comporta egregiamente, filtrando le irregolarità stradali tipiche di Roma senza comprometterne la rigidità del telaio, grazie anche al peso contenuto, fermo a poco più di 1000 kg. La sua altezza ridotta da terra la rende un oggetto insolito ed affascinante in un mondo di SUV e crossover, a volte divenendo oggetto di sguardi incuriositi al semaforo; la seduta bassa ed avvolgente dei sedili Recaro consente di distendere bene le gambe ed avere una posizione dei pedali perfetta anche per qualche punta-tacco, regalando una sensazione di controllo e connessione unica con la piccola giapponese. Il motore 1.5 aspirato poi, malgrado i suoi soli 132 cavalli ha un fascino tutto suo, mostrando belle tonalità in particolar modo schiarendo la voce dai 3000 giri/min in su fino al muro rosso dei 7000, aggiungendo un piacere di guida puro ed adrenalinico: anche andare a fare la spesa diventa all'improvviso un momento estremamente piacevole – soprattutto se l’asfalto è bagnato e fra te ed il reparto surgelati ti separano molte curve. Attenzione però a quanto la fate cantare, perché nel momento in cui viene tenuta su di tono per parecchio, può farvi diventare il miglior amico del vostro benzinaio; nella guida invece misurata posso dire di aver raggiunto in media un buon 15 km/l, tipicamente in regime autostradale.
Velocità e prossimo episodio della Mazda MX-5 roadster
Amabile in città, diventa per natura meno confortevole nei tratti autostradali: il rotolamento degli pneumatici ed i fruscii aerodinamici già dai 100 km/h iniziano a picchiettarti prepotentemente dalla capote, per non parlare della pioggia – ma parliamoci chiaro, pensare di godersela in autostrada sarebbe come chiedere a Mick Jagger di cantare l’Ave Maria di Schubert. La situazione si fa invece interessante quando la strada inizia a trasformarsi in un nastro di curve e tornanti fra le montagne: ed è lì che la piccola giapponese dà il meglio di sé, ma questa storia merita un suo capitolo a parte. Stay tuned!
Fotogallery
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