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Chrysler, in attivo i primi sei mesi del 2010
10/08/2010
di Giovanni Iozzia
Sergio Marchionne conferma la prosecuzione del piano industriale del novembre 2009 mentre tutto pronto per il rilancio di fine anno e l’entrata in Borsa nel 2011
 
«L'utile operativo nel secondo trimestre – ha dichiarato Sergio Marchionne - conferma che il Gruppo Chrysler sta procedendo in linea con gli obiettivi annunciati il 4 novembre 2009, fermo restando il fatto che uno straordinario lavoro si prospetta davanti a noi. Secondo le attese, il 2010 si sta concretizzando come un anno di transizione e stabilizzazione. Il gruppo deve continuare il proprio percorso di crescita con rigore, massima disciplina e focalizzazione sugli obiettivi. Tutto procede secondo le attese per un aumento della quota Fiat in Chrysler al 35%».
Un passaggio importante la Chrysler ci sarà, anche in prospettiva di un aumento delle vendite, nel secondo semestre del 2010, durante il quale sarà lanciata una vera e propria offensiva di prodotti, avviata con l'introduzione sul mercato della nuova Jeep Grand Cherokee, che Marchionne ha definito il «miglior modello» mai prodotto dalla Chrysler e per la quale sono già arrivate circa 70.000 ordinazioni. Per fare fronte alle richieste, si sta «valutando se aggiungere un terzo turno di lavoro all'impianto di assemblaggio Cherokee Assembly». Ma ci sarà anche la 500 che, dopo tanti anni, sarà la prima auto Fiat a fare il suo ingresso negli Stati Uniti. Alla luce di tutto questo, si valuterà il ritorno in borsa di Chrysler nel 2011.
«La fiducia nel futuro dell'azienda e l'accresciuto interesse dei clienti per i nostri prodotti si è rafforzato – ha aggiunto Marchionne – e tutto questo fa ritenere che è matematicamente impossibile non rivedere al rialzo il target del 2010 ».
La vicenda dell'unione tra Chrysler e Fiat è iniziata il 15 aprile del 2008, quando le prime indiscrezioni di stampa parlarono di trattative tra «la più piccola delle “tre sorelle di Detroit” e il Lingotto». All'inizio del 2009 il negoziato parte ufficialmente. Il 20 gennaio viene firmato un accordo preliminare non vincolante, da chiudere entro aprile, che prevede che la casa italiana rilevi il 35% della casa automobilistica Usa. Il 30 marzo il presidente Barack Obama non esclude la bancarotta per Chrysler. Il 9 aprile Sergio Marchionne inizia il confronto con il sindacato americano United Auto Worker e, contestualmente, parte la trattativa con le banche. Il 25 aprile si chiude l'accordo con il sindacato canadese Caw, guidato da Ken Lewenza, e subito dopo, il 27 aprile il sindacato Uaw firma l'intesa per la riduzione del costo del lavoro. Daimler raggiunge un accordo per la separazione da Chrysler, di cui ha il 19,9%. Il 28 aprile il Tesoro Usa raggiunge l'intesa con JP Morgan, Citigroup, Goldman Sachs e Morgan Stanley, le banche creditrici di Chrysler. Il 30 aprile il presidente Obama annuncia l'intesa. La Casa Bianca spiega che Chrysler farà ricorso a una bancarotta chirurgica. Il 6 maggio Marchionne annuncia che diventerà l’amministratore delegato di Chrysler. Il 14 maggio Federal Trade Commission statunitense dà il via libera all'alleanza poiché «non pone problemi antitrust». L’1 giugno il giudice federale responsabile della procedura fallimentare di Chrysler autorizza la vendita degli asset della casa Usa alla nuova società. I fondi presentano ricorso alla Corte Suprema Usa che il 10 giugno dà invece il via libera all’accordo. Il 24 luglio arriva il placet della Commissione europea. Il 4 novembre Marchionne presenta il nuovo piano industriale di Chrysler.
