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Ottobre 2010, calano ancora le vendite
02/11/2010
di Giovanni Iozzia
Nuovo tracollo per il mercato delle auto. Per la Fiat i dati sono più negativi del previsto: perso il 39,5% rispetto allo scorso anno

I dati negativi hanno provocato in Borsa una seduta sotto pressione per la Fiat. Sin dalle prime battute della seduta del 2 novembre, il titolo torinese ha ceduto circa il 2% dopo aver toccato un minimo a 11,74 euro (-2,6%) mentre il FtseMib avanza dello 0,4% e il comparto europeo dell'auto arretra dello 0,25%. I volumi sono pari al 30% della media giornaliera.
«Il problema sono le anticipazioni sulle vendite di ottobre che mettono a rischio il progetto di Fabbrica Italia - precisa Gianmaria Bergantino, responsabile gestioni Bank Insinger -. Gli investitori pensano che Marchionne stia considerando di investire fuori dall'Italia e su questo scattano le prese di beneficio».
Proprio ieri era emersa la considerazione che un eventuale naufragio del progetto Fabbrica Italia spingerebbe l'amministratore delegato Sergio Marchionne a incrementare la produzione in Polonia e Serbia, oltre che a spostare negli Stati Uniti la realizzazione della futura berlina compatta nata dalla collaborazione fra Lancia e Chrysler e della Alfa Romeo Giulia. Ed una simile scelta, comporterebbe forti frizioni con i sindacati e con il mondo politico generando un caos mediatico non indifferente. La prima reazione, dunque, «E’ quella di disfarsi del titolo» che, inoltre, è anche reduce da un forte rally. Bergatino, infine, fa notare che «Nel mese di ottobre Fiat ha rotto la resistenza di 10,6 euro che erano i massimi di settembre».
Parlando con gli analisti il 21 ottobre scorso, Marchionne aveva avvertito che, qualora non si trovasse un accordo con i sindacati italiani sulla revisione delle relazioni industriali, la produzione verrebbe trasferita altrove. Il progetto Fabbrica Italia prevede che la produzione nel nostro Paese raggiunga 1,4 milioni di veicoli nel 2014, rispetto alle 650.000 unità dell'anno scorso. In cambio, il management del Lingotto ha chiesto ai sindacati di migliorare la produttività e di rivedere gli accordi contrattuali.