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Mirafiori sopravviverà : dentro i firmatari dell’intesa fuori le RSU
23/12/2010
di Maura De Sanctis
La proposta di Marchionne è di escludere gli organismi sindacali non firmatari dagli accordi
Dunque l'accordo interconfederale del 1993 non si applicherà con la conseguenza che chi non firmerà l’accordo non potrà neanche presentarsi alle elezioni pur avendone i requisiti. L’unica ancora di salvezza per i lavoratori sarebbe l’articolo 19 dello Statuto che stabilisce che i componenti delle RSA devono essere nominati dai sindacati firmatari. Infatti l’indicato articolo prevede, per gli stabilimenti con un totale di 3000 dipendenti, la nomina di un rappresentante ogni 300 lavoratori mentre suparata la soglia dei 3000 di un ulteriore rappresentante ogni 500 dipendenti. Mirafiori occupa attualmente ben 5.500 dipendenti e quindi sarebbero 15 i rappresentanti per ciascuna organizzazione firmataria.
Il segretario provinciale della Fiom, Federico Bellono ha espressamente condannato il comportamento del Lingotto, considerandolo un attacco gravissimo alla democrazia sui luoghi di lavoro. Quello che difatti si sta mettendo in pericolo è l’intero sistema rappresentativo dei sindacati in Italia perché quando si limita la rappresentanza sindacale si uccide il diritto di ogni lavoratore.
Dunque, momento assai difficile per quelle migliaia di lavoratori che ogni giorno varcano i cancelli dello stabilimento di Mirafiori, e che sperano in un cambio di direzione della Fiat, perché la speranza come si sa è l’ultima a morire. Noi comunque speriamo in una rinascita delle RSU in questa trattativa non fosse altro per i grandi e piccoli successi del passato e ci auguriamo possano emergere importanti sfide per il futuro ma per fare ciò è necessario che le varie organizzazioni parlino con una sola voce rinunciando a divisoni e competizioni.
Vi è però da dire, che alla luce degli ultimi avvenimenti, nessuna mediazione sindacale sembra ormai capace di far retrocedere la Fiat nella sua decisione di portare all’estero la produzione delle nuove vetture. Questa volta il Lingotto difficilmente cederà alle pressioni di governo e di sindacati.
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