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Fiat rientra in Confindustria?


26/05/2012
di Giovanni Iozzia

Per il nuovo presidente Giorgio Squinzi sarebbe importante ma non è affatto una priorità. Le esigenze immediate sono altre

Fiat rientra in Confindustria?
Il nuovo presidente nazionale di Confindustria, Giorgio Squinzi, auspica il ritorno della Fiat all’interno dell’associazione degli industriali italiani ma non lo ritiene un fatto essenziale.

«Premesso che ritengo che Fiat sia un patrimonio importante del nostro Paese, dal punto di vista manifatturiero – ha dichiarato a a margine dell'assemblea industriale bresciana - ma per il momento non ho notizia di nessun cambiamento: lasciamo depositare la polvere mediatica che si è creata negli ultimi mesi».
«Se ci sono delle possibilità cercheremo di farlo - ha aggiunto – anche se al momento ci sono talmente tante cose da fare che in questo momento non lo vedo come una priorità immediata: chiaramente e' una cosa importante, molto importante. Ci proveremo».

L’attenzione di Squinzi, infatti, si concentrata su altri problemi che ha in gran parte elencati nel discorso fatto al momento del suo insediamento giovedì scorso. Un intervento molto duro che ha messo in evidenza il forte stato di malessere in cui si trova l’imprenditoria italiana.

«Il nostro primo compito – ha detto - è arrestare l'emorragia e restituire fiducia. L'emorragia si misura con le decine di migliaia di imprese che non sono sopravvissute alla crisi. L'emorragia si misura con oltre 2 milioni e 500.000 persone che non trovano lavoro. L'emorragia si misura con il senso di sgomento che attraversa il Paese. Dobbiamo fermare questa emorragia. Dobbiamo ridare speranza. Se non apriamo ai giovani nuove possibilità di occupazione e di vita dignitosa, nuove opportunità di affermazione sociale, la partita del futuro è persa non solo per loro, ma per tutti, per l'Italia».

La bassa crescita dell'Italia è determinata soprattutto dalla difficoltà di fare impresa – ha continuato -, a partire dal fisco che in Italia è una zavorra intollerabile che si aggiunge ad altre zavorre che con una pressione fiscale reale complessiva al 68,5%, contro il 52,8% in Svezia, il 46,7% in Germania, il 37,3% nel Regno Unito, c'è urgente bisogno di una riforma».

«L'ho detto e lo ripeto: la riforma della pubblica amministrazione è la madre di tutte le riforme –ha poi sottolineato Squinzi -. E' la riforma che insieme alla semplificazione normativa più ci può aiutare a tornare a crescere. Sono anche necessari soldi dello Stato e delle banche».

Squindi ha infine riassunto le priorità: «Bisogna aprire un confronto col governo e avviare una agenda in quattro punti, che riguardino la riforma e i debiti della Pubblica amministrazione, i tagli della spesa pubblica, la riduzione della pressione fiscale e il credito alle imprese. Non stiamo chiedendo la luna e non chiederemo la luna. Stiamo solo chiedendo di poter lavorare in un Paese meno difficile e inospitale, più normale, più simile agli altri Paesi avanzati».
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