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I veicoli interconnessi
04/03/2020
di Domenico Scalera
Smart cars: le comunicazioni da veicolo a veicolo (V2V) e da veicolo a infrastruttura (V2I)

E’ inutile sottolineare come un veicolo connesso, spesso indicato con il termine ‘smart car’, rappresenta qualcosa di completamente diverso, dal punto di vista tecnologico, da quanto sinora realizzato. Per chi deve ad esempio rilasciare un’App, la tentazione sarebbe quella di estrapolare le informazioni relative allo sviluppo di un’applicazione partendo dalle esperienze passate, ad esempio relative a un’App sviluppata per smartphone o tablet. In realtà , le più recenti tecnologie impiegate in campo automotive hanno dei requisiti molto differenti rispetto a quelli caratteristici di un dispositivo mobile. Queste differenze interessano soprattutto l’interfaccia utente o HMI (come in figura), l’esperienza e le sensazioni dell’utente in termini di risposta e reattività dell’applicazione, nonché vincoli stringenti legati all’affidabilità e robustezza del sistema. Inoltre, queste differenze peculiari si traducono in requisiti derivati quando si analizzano le caratteristiche che deve possedere il sistema per lo storage ad esse sottostante.
Pensiamo per un attimo a un caso d’uso reale: stiamo guidando la nostra autovettura, equipaggiata con un sistema di Infotainment di ultimissima generazione. Tocchiamo un’icona presente sullo schermo Touch del sistema per lanciare un’applicazione: quanto siamo disposti ad aspettare prima che l’App venga messa in esecuzione e sia reattiva ai nostri comandi? Un ritardo eccessivo potrebbe causare delle pericolose distrazioni. Per ragioni di sicurezza, ma anche per non infastidire inutilmente l’utente, una ‘smart car’ dovrebbe essere in grado di lanciare un’App nel modo più reattivo possibile. In caso di avvio ritardato, dovrebbe produrre informazioni grafiche e suggerimenti al fine di non distrarre il guidatore dalla guida.
E quale sarebbe il modo migliore per controllare tale applicazione? Il controllo manuale non è certamente una buona idea, in quanto distoglierebbe eccessivamente l’attenzione dalla guida. Meglio sicuramente un’interazione di tipo vocale, basata su comandi e risposte intuitive, in modo tale che il guidatore possa mantenere gli occhi sulla strada mentre interagisce con il dispositivo, anziché cercare di aggirare le latenze di risposta del software cercando modalità alternative per lanciare i comandi.
Cosa succede poi se un’App va in crash oppure si blocca senza alcun motivo apparente mentre si sta guidando? Se si tratta di un’applicazione vitale, come ad esempio una che monitora l’ambiente circostante il veicolo per rilevare in anticipo il rischio di una possibile collisione, non si vuole certo attendere a lungo affinché essa venga riavviata. Data la sua importanza, è necessario che essa si riavvii spontaneamente e riprenda a monitorare le condizioni e lo stato della strada nel più breve tempo possibile.
In ultima analisi, tutte le applicazioni installate in sistemi di Infotainment e guida autonoma leggono e scrivono moli molto elevate di dati, custodite all’interno del filesystem di Memorie eMMC ad elevata capacità . Progettare in modo opportuno le API (Application Programming Interface) che rappresentano le librerie di funzioni che permettono l’accesso a basso livello all’hardware a seguito di chiamate del sistema operativo, devono offrire la garanzia che la memoria di massa verrà usata nel modo più ottimizzato possibile sia a livello di usura nel tempo, e sia di affidabilità di funzionamento che di performance di accesso. Progettare una App per un sistema automotive senza conoscere a fondo tali problematiche è molto pericoloso, in quando potrebbe condurre a difettosità riscontrabili anche a distanza di molti anni dal rilascio e potenzialmente riscontrate a livello epidemico in tutti i veicoli che l’hanno installata. Tutto questo incide in maniera significativa sulla sicurezza di guida del veicolo.
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