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Sergio Marchionne: “In Italia impossibile fare impresa”


31/07/2013
di Fabiana Muceli

Le dichiarazioni dell´a.d. Fiat nella tradizionale conference call con gli analisti. Investimenti in Italia a rischio?

Sergio Marchionne: “In Italia impossibile fare impresa”
“Le condizioni industriali in Italia rimangono impossibili”. Con queste parole l'a.d. Fiat Sergio Marchionne rimette in discussione i futuri investimenti del Lingotto in Italia. Nella tradizionale conference call con gli analisti, il numero uno di Fiat e Chrysler ha ribadito la posizione presa durante la Sevel di Atessa, a seguito della sentenza che ha riconosciuto incostituzionale l’articolo 19 dello Statuto dei Lavoratori.

“Se le condizioni in Italia restano quelle attuali, è impossibile gestire bene le relazioni industriali”. E gli investimenti, secondo Marchionne, sarebbero inutili. “Abbiamo chiesto con urgenza al governo di varare delle misure che rimedino a questo vuoto ma per ora non vediamo niente. Stiamo cercando di capire le implicazioni della sentenza per le nostre attività in Italia. Incontreremo anche il sindacato al centro di questo contenzioso, vedremo il risultato”.

Viene dunque confermato l'incontro con Maurizio Landini della Fiom giovedì pomeriggio a Roma dopo una riunione in mattinata con le altre sigle sindacali. E con il ministro per lo Sviluppo, Flavio Zanonato, che incontrerà Marchionne prima del 10 agosto. Secondo il ministro, l'investimento su Grugliasco darebbe l'idea della volontà di Fiat di rimanere a produrre in Italia. Ma proprio a Grugliasco, sembrerebbe a rischio anche la produzione della futura ammiraglia a trazione posteriore.

Per quanto riguarda invece i conti, sono buoni i risultati della semestrale. “Anche il resto dell’anno sarà in linea”, ha spiegato Marchionne. Con i risultati del trimestre migliori di quelli previsti dagli analisti e in crescita rispetto al 2012. L’utile netto è salito da 239 a 435 milioni, l’utile operativo del 9% (oltre 1 miliardo di euro), i ricavi +4% (22,3 miliardi). Sceso infine l’indebitamento (da 7,1 a 6,7 miliardi) ed è rimasta inalterata la liquidità (21 miliardi).
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